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…liberi si nasce, precari si diventa, schiavi si finisce!

uno spaccato di società attraverso il mondo dei precari della ricerca

MANIFESTO per una scienza nuova… attraverso l’ autostima del precario

Autore: anonimo schiavo 35-enne

La precarietà è una brutta bestia. Non si tratta di un semplice stato d’ animo o di una semplice coincidenza sfortunata di eventi ed assetti socio-politici, nè tantomeno si può dire che la precarietà possa essere intesa come una vocazione.

Forse la definizione migliore della precarietà in questa società è la seguente:

La precarietà rappresenta la dignità umana avvolta nella carta igienica e gettata nel water!

Per combattere una brutta bestia bisogna però conoscerla bene, altrimenti si corre il rischio di finire schiacciato nei suoi ingranaggi e ritrovarsi in men che non si dica schiavetti-lobotomizzati, droni senza autostima al servizio di qualcosa che si reputa più grande. Qualcosa di decisamente più importante dei singoli precari, delle loro aspettative di carriera, di pensione, delle loro famiglie, dei loro mariti e delle loro mogli, dei loro figli e delle loro figlie… che cosa? LA SCIENZA ovviamente!

Il precario scientifico (di seguito PS), a differenza di un operaio e/o dell’ operatore “ecologico” di un call-center (lavori per altro rispettabilissimi), è innamorato del proprio lavoro, e lavora per migliorare la società in cui vive e dare un futuro migliore ai propri figli… sembra quasi una vocazione… ed in molti casi prende le fattezze proprio del volontariato!

Prerogativa inprescindibile del PS è quella di continuare a vivere e respirare l’ “aria della ricerca”, e per far ciò egli riesce a venire a patti con tutto e con tutti: un PS riesce a farsene una ragione se per anni si vive alla giornata e riesce anche a convincersi che sia giusto e “competitivo” farsi propinare i peggiori contratti esistenti in circolazione, con il chiaro intento di disincentivare i “meno vocati” alla professione.

Da anni è nata la leggenda dell’ esistenza di un grande libro scarlatto, che sarebbe un manuale iniziatico a cui solamente i colleghi strutturati possono attingere per imparare il difficile mestiere del “datore di schiavismo scientifico”, ma fintantoché si è precari non si potrà mai venirne in possesso.

Non ci è stato quindi permesso di leggere tale manuale, sebbene sia stata individuata una copia sotto chiave in ogni biblioteca degli EPR (Enti di Ricerca); pur tuttavia adottando il metodo scientifico è stato possibile ricavare alcuni degli insegnamenti basilari riportati tra le sue righe:

  1. mobbing quotidiano: è necessario far presente ogni giorno che il PS deve essere sottomesso in tutto e per tutto a chi firma per il rinnovo dei suoi contratti; questo significa che non sono ammessi nell’ ordine: spirito di iniziativa, critiche formali e non (neanche quelle ipotetiche mai scritte ne riferite), sono ammesse le critiche pensate ma tenute per se.

  2. Distruzione dell’ autostima del PS: un PS sicuro di se non ha ragione di essere, anzi è prassi consolidata (regola non scritta, vedere in seguito) che il PS esterni periodicamente un sentimento di inadeguatezza e di riverenza pubblica al suo capo, e che per spirito di vocazione si prospetti almeno una volta al mese la necessità di imparare meglio il mestiere da qualche collega amico del capo, magari all’ estero, tramite corsi di formazione, stages, collaborazioni, masters per lo più gratis o, più frequentemente, a pagamento del precario!

  3. Infrazione periodica di “regole non-scritte”: martellamento periodico del PS con l’ accusa di aver infranto qualche regola “non scritta”.

Le regole non scritte, sono quelle regole delle quali si viene a conoscenza solo dopo essersi preso il cazziatone (cfr. grande rimproero orale) per averle infrante. Spesso il cazziatone viene sostituito in extreis da una raccomandazione paternalistica del tipo: «io ti conosco da tanto tempo e mi dispiace se poi passi in cattiva luce agli occhi dei colleghi, visto che è da loro che dipende il tuo futuro qui dentro!»

Ad esempio il PS non deve MAI e per nessun motivo parlare per primo in pubblico, mai prendere alcuna iniziativa (meglio il cazziatone per non prendere mai iniziative di quelli ricevuti quando l’ iniziativa non andava presa!). A tal proposito il capo non deve MAI lasciare ordini per iscritto, in modo da far cadere la colpa di qualunque cosa accada sul suo (o i suoi) PS imbecille(i).

  1. Il PS deve sempre mantenete un profilo basso: da un PS non devono mai emergere delle idee brillanti. Le idee fuori dal coro spaventano tutti (sopratutto i baroni/dinosauri, quelli che servono al capo per fare carriera!); liberarsi di tutti i PS troppo brillanti, vanno bene invece i PS, che lavorano su più fronti, ma sempre tenendo allo oscuro il capo della cosa (occhio non vede, cuore non duole, culo non brucia!). Fare pressing psicologico per diventare primi firmatari a tutti i buoni lavori fatti dal PS e non autorizzati dal capo mentre si aveva un contratto in essere pagato.

  2. Inculcare nel PS l’ idea del lavoro per il BENE della Ricerca (e quindi dell’ istituto e/o del dipartimento), obbligando con questa scusa il PS a fare i lavori degradanti, che non c’entrano nulla con la ricerca anche a costo di trascurare l’ oggetto del contratto per il quale si viene pagati: tenere aggiornate le pagine WEB personali del capo, gestire le scartoffie, preparare i moduli da far firmare, eventualmente fare la spesa (non solo su internet), sono tutte pratiche gratuite e ben valutate all’ atto del rinnovo del contratto.

E’ molto gradita la pratica dell’ auto-padulamento rituale: 10 punti per l’ utilizzo del mezzo proprio per congressi, corsi; ancora più graditi i pagamenti personali non rimborsati di quote di iscrizione a workshop, biglietti del treno o aerei e/o parte di missioni la cui frequentazione viene ritenuta raccomandabile dal capo.

  1. Nel mondo della ricerca vige la “lista d’ attesa” non dichiarata! Bisogna sempre incentivare il PS ad andare all’ estero per maturare e migliorare l’ approccio scientifico, formarsi, fare curriculum e carriera.

Questa pratica aumenta la sudditanza di chi rimane e, sopratutto, crea uno zoccolo duro di PS interessati ed intenzionati “a rimanere a tutti i costi”. Un siffatto zoccolo duro permette la creazione di cerchie progressive di sudditanza: i precari strutturati ed i precari atipici, con maggiori privilegi ai primi e minori, se non assenti, agli altri. Sulla conflittualità di questi due gironi schivistici si innesta tutto il filone del “dividi-et-impera” tanto caro alla dirigenza di chi vuole mantenere lo status-quo inalterato: non dimentichiamoci che è grazie a questo status-quo che il nostro capo ha fatto carriera e si è fatto un nome!

Inutile ricordare la necessita cardine di rammentare periodicamente ai PS-atipici che non sono indispensabili a nulla ed ai PS-strutturati di non adagiarsi sugli allori, poiché: “i cimiteri sono pieni di persone, che erano considerate indispensabili: tu non sei da meno, se non sei contento qui vattene, ne trovo decine in grado di fare il tuo stesso lavoro (ed anche a meno!)”.

  1. Liberarsi di chi non accetta di rimanere, almeno per un periodo, senza un contratto attivo: la vocazione del PS deve essere continuamente messa alla prova dalle avversità della vita scientifica, scioperi della fame e digiuni istituzionali sono ben graditi, sopratutto se ne subiscono le conseguenze intere famiglie (il numero di famiglie che mangiano grazie ad una serie di contratti e/o progetti di ricerca aumenta esponenzialmente le possibilità di vedersi rinnovati i fondi di ricerca per perpetuare lo schivismo). Non vanno bene i PS che trascurano insistentemente il lavoro per motivi familiari (vedere punto sottostante).

  2. Tenersi alla larga dalle giovani donne con bramosia di maternità, la buona regola prevede di tenersele e rinnovare i contratti fino ai 30 anni, mentre assicurarsi della sterilità o della zitellaggine delle PS femmine ultra-trentenni (a tal fine tenersi sempre informati dello stato sentimentale di tutte le PS altamente soggette a rischio matrimonio/maternità), spingersi fino all’ estremo opposto rasentando il mobbing: tanto le zitelle ultra-trentenni statisticamente non creeranno mai problemi ai capi per le “troppe attenzioni”, semmai ne saranno felici!

Il Sistema Collassa e la ricerca implode!

Chi si affaccia per la prima volta al mondo della ricerca ha come primo impatto un armonioso luogo di crescita personale e collettiva, una specie di comunità hippy dove vige l’ assoluta democrazia scientifica e l’ indipendenza intellettuale, con il solo scopo del miglioramento della società.

Sfruttando la gioia di vivere e di contribuire (anche a titolo gratuito), che contraddistingue un ex-studente neo-laureato l’ oligarchia scientifica si è presto convinta che la forma prediletta di inserimento al lavoro presso un ente di ricerca doveva necessariamente essere un purgatorio contraddistinto da una gavetta istituzionale a fondo perduto.

Il concetto di fondo perduto è critico per due ragioni:

a) la gavetta non è necessariamente limitata nel tempo (non si finisce mai di imparare dai colleghi più anziani!) e finché impari qualcosa sei uno studentello senza diritti!

b) il compito di formazione presuppone che i giovani ricercatori siano delle api alla ricerca del “fiore scientifico” più gratificante e pieno di nettare, cioè si presuppone che il giovane studente dopo qualche anno cambi aria al fine di coltivare al meglio i propri interessi ed affacciarsi con più credenziali e titoli ai concorsi futuri (per lo più ipotetici): se si va all’ estero l’ esperienza è maggiormente considerata.

La combinazione di questi presupposti sbagliati nella pratica finisce per creare “giovani ricercatori” (per lo più considrati studentelli), che arrivano alla modica età di 40-50 anni senza la minima prospettiva di riciclarsi nell’ industria o nel mondo del lavoro. Il baronismo intellettuale e le pressioni date dalle continue scadenze contrattuali inoltre finisce per distogliere il giovane ricercatore dallo sviluppo montessoriano di una spiccata personalità scientifica, e di rimando crea delle posizioni lavorative ingessate a fare/svolgere SOLO determinate mansioni, prive della necessaria indipendenza tale da procacciarsi da soli i fondi ed avviare un personale filone di ricerca svincolandosi dallo scacco dei capi.

Queste posizioni ingessate sono per lo più rejette dal mondo lavorativo, che predilige un neo-laureato aperto di mente (da formare), piuttosto che un altolocato qualificato e settorializzato pseudo-scienziato (magari anche anzianotto!) spesso con famiglia da mantenere.

Il sistema del precariato nella ricerca scientifica pilotato dal consumismo e dallo sfrenato uso del concetto di globalizzazione ha finito per svendere quella che in passato veniva considerata una professione da classe intellettuale indipendente (elite scientifica e socio-culturale di un paese), in una mera professione di facciata, che vive di comunicati stampa e di press-releases, oltre che di articoli, auto-reverenziali referati su giornali scientifici di moda, che svolgono la mera funzione di archivi digitalizzati, che hanno sostituito i vecchi archivi di carta straccia.

Il vergognoso concetto di sistema del referaggio e del vaglia scientifico degli articoli, merita due parole a parte, poiché si tratta di un sistema creato ad hoc con la scusa del miglior compromesso di attendibilità ed imparzialità scientifica, ma nella pratica è un sistema di controllo di massa sul flusso delle informazioni scientifiche. In pratica una pubblicazione scientifica ha senso (e validità scientifica) solo se viene pubblicata su un giornale referato ad alto impatto, ma il referaggio avviene SOLO passando il vaglio di colleghi altolocati sparsi nel mondo; questa operazione può dar luogo a bocciature (se l’ argomento è ultra-innovativo e non compreso), attese ingiustificate, se l’ articolo è in diretta competizione con qualche collega del referente, oppure semplicemente si consiglia questo o quel cambiamento per renderlo più convincente (magari inserendo qualche riferimento e/o ringraziamento a lavori precedentemente “noti”).

E’ necessario avere queste pubblicazioni in giornali referati perché altrimenti non si ha la possibilità di vincere un concorso per mancanza di titoli. Non importa se una tua teoria può rivoluzionare tutto il sapere scientifico umano, se non viene approvata dalla casta baronale scientifica non verrà mai presa in considerazione, nè vi sarà mai un riconoscimento per il lavoro svolto! Chiaramente siamo di fronte ad un sistema che si auto governa e si auto alimenta: per entrare nell’ ingranaggio devi necessariamente sottostare alle sue regole.

Per risolvere il problema dobbiamo tornare alle origini e riappropriarci delle radici della professione di scienziato e di ricercatore, dove ogni progresso ed innovazione viene “donata” alla comunità scientifica senza necessità di avere in cambio qualcosa: una professione dove concetti come brevetti, proprietà intellettuale, ma anche schiavismo e precariato non hanno più alcuna ragione di essere!

La ricerca dovrebbe essere l’ investimento per eccellenza, dovrebbe essere la molla, che spinge l’ innovazione, la tecnologia ed il progresso sociale, ma troppo spesso ci si trova a fare i conti con una visione distorta del concetto.

La pura ricerca in questo sistema non ha senso, si è perso il concetto basilare di falsificazione e quello di autocritica: quando uno scienziato va controcorrente, esso viene etichettato come guastatore delle armoniche regole del buon vivere scientifico comune e, dopo le opportune e pubbliche paternalistiche (e/o cazziatoni), viene semplicemente ghettizzato ed isolato da tutto il sistema.

Einstein raccontava, quando era ancora in vita, che per migliorare la scienza bisognava passare un’ ora al giorno rigirando postulati e paradigmi e pensando esattamente al contrario di tutto quello, che fonda va la fisica di quel tempo (che in gran parte è ancora la nostra), solo così si potevano abbracciare livelli superiori di autocoscienza scientifica. Invece lo status-quo attuale punta alla creazione di piccoli automi che portano avanti, senza alcun senso di critica, le ricerche fatte dal proprio datore di lavoro, possibilmente usando la stessa metodologia provata dagli anni, questo implica un unico filone di ricerca e nessun antagonista “interno” ad un progetto.

E’ diventata quasi una moda anche per i PS quella di rivendicare periodicamente i diritti sanciti dalla “carta europea del ricercatore”, la quale carta in ultima analisi, rappresenta proprio il baluardo allo schiavismo scientifico ed alla sudditanza baronale dei poteri scientifici forti.

Riuscire a far digerire al ricercatore medio (specie se bravo intelligente e precario) il concetto basilare che la concorrenza spietata è alla base del successo e dell’ innovazione scientifica, snatura tutto il mondo in cui viviamo, quasi si debba essere dei pescicani per arrivare a fare il ricercatore e/o avere successo nella vita (e/o carriera scientifica).

Ai cultori dello sfrenato competitivismo scientifico ricordiamo come la qualità della ricerca sia inesorabilmente scaduta nel corso degli ultimi 20 anni e questo irrimediabilmente causato dalla necessità di pubblicare e pubblicare sempre e comunque: senza titoli non si vince un posto e per farsi i titoli si deve stare in un buon gruppo di ricerca, che pubblichi tanti “papers” all’ anno.

Poco importa se il 90% di questi articoli (che aggiungone veramente poco al sapere scientifico) sono fatti da personale precario: in un ambiente di lavoro ultra-competitivo, non conta la qualità ma la quantità di quello che si pubblica e quindi se questo aspetto va a creare una quantità smisurata di precari nella ricerca è solo un aspetto marginale della faccenda.

In quest’ ottica le giovani leve vengono cresciute con l’ idea che per essere bravi bisogna fare di tutto ed avere le mani in pasta in tutti i principali progetti di ricerca (si perché la vera ricerca si fa solo nei grandi progetti, quelli con i grandi numeri ed i grandi finanziamenti, tutto il resto sono solo “chiacchiere e distintivo”!).

Quello che non si dice è che il rimenere dentro un “gruppo forte” (lavorare per un “progetto forte”) garantisce alla lunga la possibilità di entrare perché darwinianamente avrà più potere rispetto ad un gruppo meno forte di richiedere una posizione ricucendola sulle sue necessità (cioé per fare il lavoro al quale uno schiavetto fidato si è prostrato per anni ed anni)… per questa posizione verrà fatto un concorso, che, essendo aperto a tutti, avrà qualcuno di fidato nella commissione interna per evitare che si commettano degli errori.

…e di errori se ne commettono, ma avendo una infinità di prove di esame è sempre possibile porre rimedio finendo per far vincere il “candidato interno”. Per tutti gli altri meritevoli idonei, che finiscono dietro al concorso, risulteranno comunque meno meritevoli di chi ha vinto e, chissà che per loro non si liberino delle posizioni: si sa che le liste degli idonei rimangono valide per tre anni, anche se non sono mai state usate nella pratica, eccezion fatta per assumere qualche amministrativo di cui c’è sempre necessità imprerogabile in un ente di ricerca!

Dopo innumerevoli tentativi, concorsi e contratti alle spalle, rimangono quelli, che giovani non sono più. Alcuni di questi vecchi-giovani sono anche entrati nel sistema, ma tutti sono cresciuti con lo stesso paradigma esistenziale di competizione sfrenata ed alla fine si riesce a giustificare qualsiasi sopruso passato, presente e futuro, poiché loro ci sono riusciti, con tanta fatica, ma sono riusciti a far carriera e le regole sono semplici: competizione, competizione ed ancora competizione. Ci si trova continuamente a DOVER a tutti i costi avere quella partnership, quella fellows, quel tot di ore di osservazione, quel uomo fidato, che lavora a questo progetto anziché a quest’ altro.

Riuscire a ideare, progettare e costruire un satellite da spedire in orbita (o a L2) da da mangiare a tante persone, e questo implica tanti soldi ed alla fin della fiera fa fare anche carriera a chi ne è resposabile, meglio se esplode in partezza sul razzo vettore, così nessuno potrà mai recriminare scientificamente sui eventuali risultati scientifici scadenti.

E per far tutte queste cose? Ovvio: è necessario pagare un esercito di PS-atipici, che svolgono a basso costo il lavoro che un capo progetto non riuscirebbe mai e poi mai a fare da solo, senza prospettive di inserimento a breve, medio e lungo termine!

Tirando le somme la regola aurea (non scritta) a cui tutti i team di ricerca si attengono scrupolosamente e metodicamente è la seguente:

«invece di avere un ricercatore autonomo a 360° è meglio farsi quattro precari a 90°»

La parola d’ ordine è urlare contro l’ estabilishment politico-istituzionale perché non si è mai contenti di nulla e poi si finisce per lamentarsi perche; prima si stava meglio!

Non è colpa nostra se questi poveri sottomessi non vengono assunti, non si fanno i concorsi (oggi la parola d’ ordine è BLOCCO DEL TURNOVER); tutta colpa di quei cattivonzi di politici, che ci tarpano le ali e ci danno sempre meno soldi. Ma noi per tirare a campare in un sistema che non si autosostiene più, dobbiamo continuare ad essere gli “utilizzatori finali” (n.b. non sfruttatori) del lavoro bianco di decine (centinaia) di persone senza neanche pensare a dar loro una qualsivoglia prospettiva futura.

Ed allora continuiamo a sfornare centinaia di dottorandi dalle decine di università sparse sul suolo italiano, senza avere la benché minima prospettiva di inserimento nel mondo della ricerca (o del lavoro), le stesse università nate come funghi per soddisfare il delirio baronistico di cattedra dei nostri dinosauri più eminenti ed al quale altre decine di colleghi strutturati si sono accodati in maniera reverenziale (sempre con l’ idea di far carriera!).

Un capo progetto deve SOLO tirare a campare il più possibile con i soldi che ha, portando avanti e sfamando il maggior numero di schiavetti possibile, tutto il resto sono chiacchiere malefiche dei colleghi invidiosi dei fondi, che loro non hanno o di quel progetto, al quale loro non partecipano.

Il mondo della ricerca (ed università) è forse l’ unico dove ci si trova a dover far conto con dei “dinosauri-baroni” anche dopo che questi sono andati in pensione (spesso ben oltre la soglia massima imposta dalle leggi vigenti).

Si dice che allungare l’ attività lavorativa mantenga viva la mente, ma spesso non risulta abbastanza chiaro che per queste persone di “attività”, ce ne è veramente poca e di quella lavoratia ancora meno (se hanno fatto carriera si limitano ad una azione dirigenziale, mentre gli altri aspettano mestamente la dismissione). Cosa porta realmente a protrarre controcorrente la frequenza all’ ambiente della ricerca è chiaramente la possibilità di mantenere attivo una qualche forma di potere, come la lunga mano su soldi, progetti, impostazioni di filoni di ricerca e comunque sulla vita di chi ancora lavora attivamente.

In altri paesi un ricercatore ben prima di aver superato la soglia dell’ anzianità si ritira all’ isegnamento e/o alla scrittura di libri; in Italia si ha la presunzione di essere più brillanti di molti giovani, che non troveranno mai posto per questo; e la cosa grave è che molto spesso è proprio così perché si fa in modo che resti così, non facendo crescere adeguatamente i giovani-vecchi ricercatori!

Tutto quello che è stato descritto finora crea un sistema demoniaco che snatura il primo articolo della “costituzione italiana”, il quale recita: l’ Italia è un paese democratico fondato sul lavoro.

Forse bisognerebbe fare una interrogazione parlamentare per cambiare questo articolo in qualcosa che contempli anche il precariato e lo schiavismo di bassa lega, giustificandolo al solo scopo di pagare e sfamare con le pensioni a tutti quelli, che hanno costretto gli schiavi in queste situazioni.

Ops non dimentichiamo che nessuno ci costringe a fare gli schiavi, ma che questa (ed altre) è una nostra magnanima propensione e scelta di vita… non ci lamentiamo troppo!

Abbiamo bisogno sopratutto di tanto personale precario perché molti di questi se ne vanno o cambiano vita/lavoro ed in questo modo i soldi spesi in formazione ed inserimento sono tutti soldi buttati. Se il know-how si perde per strada è colpa di una cattiva programmazione (se vogliamo essere buoni da chiamarla tale!), è tutta la ricerca italiana, che ne soffre. Per fare un discorso più ad ampio respiro sono soldi pubblici sprecati e quindi ne soffriamo tutti noi cittadini!

Tirando le somme il problema è molto più grave ed articolato di una diabolica e lucida programmazione massonico/baronale fatta a tavolino (sarebbe una sopravvalutazione delle capacità dei nostri baroni!), e la soluzione è ben lungi dall’ applicazione di un imbuto sui prossimi precari.

Tutte le questioni drammaticamente riportate sono nell’ insieme un grido di aiuto di una intera generazione senza prospettive e voglia di andare avanti. Queste da sole con tute le dovute sfumature e sfaccettature del caso, rappresentano dei gravi problemi, che si sono sclerotizzati nel corso degli anni a causa di negligenze e deficienze strutturali dettate in larga misura dalle egoistiche esigenze scientifiche. Sommando assieme questi gravi problemi e protraendoli per decenni, siamo giunti alla devastante situazione attuale.

Ogni singolo aspetto affrontato da solo rappresenta un DOLO INTENZIONALE e COLPOSO, che fa di tutti i precari italiani (scientifici e non) la PARTE LESA di un NON-PROGETTO GLOBALE (SCIENTIFICO) generato dall’ incapacita programmatica e dettato dall’ EGOISMO dei nostri dirigenti (non solo quelli scientifici).

Oramai abbiamo raggiunto la linea di demarcazione giuridica, che tramuta un semplice piano di sviluppo scientifico NON-AUTOSOSTENIBILE in un intenzionale e cronico DANNO ESISTENZIALE PERMANENTE a tutta la componente precaria scientifica.

A TE PRECARIO DELLA SCIENZA, che leggi, devo dire alcune cose:

RIFLETTI SU QUESTA COSA: IL CAMBIAMENTO AVVIENE ATTRAVERSO LA SOVVERSIONE PACIFICA DI TUTTO CIà CHE CI RENDE SCHIAVI. SVEGLIATI!

LE REGOLE VENGONO SCRITTE PER FARE IN MODO CHE QUALCUNO LE INFRANGA.

BASTA CON LA SUDDITANZA: TU SEI UN LAVORATORE, RIPETO UN

L A V O R A T O R E

E COME TALE HAI DEI DIRITTI, NON PERMETTERE A NESSUNO DI INFANGARLI, DI MINIMIZZARLI, DI DIRTI CHE NON SEI ADEGUATO, CHE QUI PER TE NON C’E’ POSTO, CHE C’E’ CRISI E CHE PER TUTELARTI E “CRESCERE” DOVRESTI ANDARE VIA (MAGARI ALL’ ESTERO); PROPONI DI RIMANDO CHE SE NE VADANO LORO (BASTA UNA LETTERA DI DIMISSIONI!)

NON PERMETTERE MAI A NESSUNO DEI TUOI SUPERIORI O COLLEGHI STRUTTURATI DI CONSIGLIARTI SU COSA SIA MEGLIO PER TE E COSA NON LO SIA: VALUTA DA SOLO!

RISPONDI CHE LA STIMA CHE TU HAI DI TE STESSO TI IMPONE DI NON ABBASSARTI AL LIVELLO DI CHI VIVE, CAMPA E LUCRA SUL LAVORO A BASSO COSTO, SULLE SPERANZE E SULLE ASPETTATIVE DISILLUSE DI UNA INTERA GENERAZIONE!

RISPONDI DI ANDARE A QUEL PAESE QUANDO TI PROPONGONO DI LAVORARE PER QUALCHE SETTIMANA (o MESE) SENZA STIPENDIO, PERCHE’ IL TUO LAVORO PUO’ ESSERE SOTTOPAGATO, MA MAI E POI MAI REGALATO!

PRETENDETE SEMPRE DI ESSERE CHIAMATI DOTTORI, ANCHE DENTRO QUELLE QUATTRO MURA DOVE CI SONO PROFESSORI, DIRIGENTI ED ASSOCIATI ED ORDINARI, ANCHE QUESTO E’ UN VOSTRO DIRITTO ED UN DOVEROSO SEGNALE DI AUTOSTIMA DA FAR TRAPELARE OGNI VOLTA CHE SE NE HA L’ OCCASIONE!

SE HAI FIGLI NON PENSARE CHE ABBASSARE LA TESTA LI POTRA’ MAI TUTELARE: LA SOCIETA’ CHE COSTRUIAMO NOI E’ QUELLA IN CUI DOVRANNO VIVERE LORO, SE TU VIENI A PATTI CON LA TUA COSCIENZA E CON LA STIMA CHE HAI DI TE E LO FAI UNA VOLTA, POI LO FARAI ANCHE UNA SECONDA VOLTA, E POI UNA TERZA… ED ALLA FINE DIVENTERA’ UNA ABITUDINE! TAGLIA LA TESTA AL TORO: NON FARLO MAI!

TI MERITI QUALCOSA DI PIU’ DI QUELLO CHE LA SCIENZA PUO’ (E VUOLE) DARTI, NON SGOMITARE CON QUELLI CHE STANNO AL TUO STESSO LIVELLO: E’ SOLO UNA GUERRA TRA POVERI, CHE OLTRETUTTO RAFFORZA I RICCHI, SE DEVI SGOMITARE FALLO CON QUELLI CHE TI STANNO SOPRA E CHE NON VOGLIONO CHE ANCHE TU ENTRI NEL LORO “ORTICELLO FELICE” FATTO DI PRIVILEGI E SACCENZA.

COALIZZATI COL TUO COMPAGNO PRECARIO:SIAMO  UNA CATENA DI PERSONE LEGATE ASSIEME DA UN COMUNE TRISTE DESTINO, LA RESISTENZA DI UNA CATENA DIPENDE INESORABILMENTE DALLA RESISTENZA DEL SUO ANELLO PIU’ DEBOLE. NON GUARDARE MAI CON DIFFIDENZA A CHI STA MEGLIO DI TE (TUTTO E’ CREATO A TAVOLINO PER FOMENTARE LA CONFLITTUALITA’ TRA PRECARI) MA ANZI ALLEATI CON LUI.

PREOCCUPATI ANCOR DI PIU’ DI CHI STA PEGGIO DI TE E LAVORA ALACREMENTE PER CREARE UN CLIMA FRATERNO ED UN MURO DI SOLIDARIETA’ VERSO TUTTI I COLLEGHI CHE NON SE LA PASSANO BENE… RICORDA: SE FINISCE MALE UNO DI NOI, PRIMA O POI FINIREMO MALE TUTTI (E’ IL SISTEMA CHE CI PORTA IN QUELLA DIREZIONE), MA SOPRATUTTO PERCHE’ LA RUOTA GIRA E POTRESTI TROVARTI AL SUO POSTO IN UN BATTER DI CIGLIA… E BRUTTO SVEGLIARSI E RENDERSI CONTO CHE NON C’E’ NESSUNO CHE HA A CUORE LA TUA POSIZIONE.

sentenze-civiliComunicato stampa della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre 2014

La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione.
Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato.

 

sentenza-della-corte-di-giustizia-europea-del-26-novembre-2014-successione-contratti-di-lavoro-a-tempo-determinato-precari-scuola

ordinanza contro gli abusi contrattuali

La FLC CGIL sarà a Strasburgo per difendere le ragioni dei precari con oltre 36 mesi di servizio rivendicando per loro la stabilizzazione.

È questo un fatto eclatante e senza precedenti che dimostra quanto la FLC CGIL insieme alla CGIL – si sia battuta contro l’abuso dei contratti a termine fatto dalla pubblica amministrazione nella scuola nonostante ci siano i posti liberi.

Il Tribunale di Napoli ha infatti riconosciuto alla nostra organizzazione il diritto di costituirsi in giudizio alla Corte di Giustizia Europea in quanto rappresentativa degli interessi di questi lavoratori. Scarica il testo dell’Ordinanza.

 

 

Il Tribunale di Napoli ha messo in dubbio se la legislazione italiana, che non consente nella scuola statale la conversione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato dopo 36 mesi di servizio, sia in contrasto con la normativa europea.

Questa decisione rende ancora più forte l’impegno della nostra organizzazione a favore di una battaglia di civiltà per dare sicurezza e futuro alle persone e alla scuola che così può contare su personale qualificato e stabile.

Si tratta di una tappa importante che è il frutto di una lunga e diffusa campagna politica e vertenziale promossa dalla FLC CGIL a partire dal 2010 contro il Collegato Lavoro voluto dall’allora Ministro Sacconi.

Chiederemo al prossimo Governo prioritariamente un credibile piano pluriennale di stabilizzazione dei precari.

Cordialmente
FLC CGIL nazionale

giustizia

ordinanza-tribunale-di-napoli-del-16-gennaio-2013-reiterazione-contratti-a-tempo-determinato.

restituire le trattenute a fini previdenziali (2.5%)

ogni euro indebitamente sottratto ad un lavoratore riduce il potere d’ acquisto di una famiglia e la possibilità di uscire dalla recessione… se poi le tasse sono anche incostituzionali………

mail FLC CGIL.

Per tutti coloro che in busta hanno ancora la trattenuta del 2,50 a fini previdenziali (ricercatori TD e TI)
È incostituzionale la trattenuta del 2,50% ai fini previdenziali
I lavoratori hanno diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute

Corte Costituzionale con sentenza n. 233 depositata in data 11.10.2012 ha dichiarato illegittima la norma che prevede a carico dei lavoratori la ritenuta del 2,50% sull’80% della retribuzione ai fini del calcolo della buonuscita (art. 12, comma 10, del decreto-legge 78 del 31.5.2010, convertito con modificazioni nella legge 122 del 30.7.2010).

La FLC CGIL già nell’ottobre 2010 aveva chiesto all’Inpdap, con lettera del proprio Segretario generale, di rettificare la circolare n. 17/10 in tema di TFS e TFR. Successivamente aveva presentato un atto di diffida chiedendo per tutti i lavoratori pubblici dei comparti della conoscenza di interrompere la ritenuta del 2,50% e di rimborsare gli importi indebitamente trattenuti a decorrere dal 1 gennaio 2011. Tale richiesta veniva avanzata alla luce del fatto che il mutamento delle disposizioni in materia previdenziale per effetto della legge 122/2010 rendeva evidente che la trattenuta del 2,50% non fosse più legittima.

Ora la sentenza costituzionale dà ragione alle nostre richieste e ripaga, seppur in parte, dell’impegno profuso in questi mesi in difesa dei lavoratori duramente colpiti dalla cosiddetta riforma Fornero.

In conseguenza della sentenza ci risulta che alcune amministrazioni si stiano già attivando per interrompere la trattenuta dichiarata illegittima e restituire le somme trattenute.
In allegato pubblichiamo un modello di diffida che i singoli lavoratori possono utilizzare al fine di tutelare i propri interessi nei confronti di quelle amministrazioni che ancora non si fossero adeguate a quanto previsto dalla sentenza costituzionale. Il modello allegato va inoltrato all’ente di appartenenza avendo l’accortezza di specificare il destinatario di competenza (il dirigente della scuola, ente, università, accademia/conservatorio di appartenenza).

link a modello http://www.flcgil.it/sindacato/documenti/previdenza/modello-diffida-trattenuta-2-5-sulla-retribuzione-ottobre-2012.flc

Concorso scuola: una FARSA!

Ecco un articolo che fa riflettere su come stiamo velocemente sprofondando nel baratro!

da repubblica.it.

Caro ministero: lettera di una partecipante al concorso scuola.

Pubblichiamo la lettera di Palmira, giovane laureata in Lettere Classiche di Mirabella Eclano (Avellino), attualmente dottoranda in Filologia classica presso l’Università degli Studi di Salerno.

Palmira ha preso parte ai test di accesso al Tfa (Tirocini formativi attivi) e racconta così a Fanpage.it la sua esperienza, nient’affatto entusiasmante: definisce queste prove: “una farsa”.

Si natura negat, facit indignatio versum
Spett.le MIUR – Roma

Mi chiamo Palmira Oliva, sono laureata in Lettere Classiche e sono attualmente dottoranda in Filologia classica presso l’Università degli Studi di Salerno.
Come molti dei miei colleghi, ho preso parte ai test di accesso al TFA della cdc A051, A043/050 e A052.
Ancor prima di conoscere tramite Cineca i risultati ufficiali dei suddetti test già so – la matematica NON è un’opinione nemmeno per noi laureati in Lettere – di essere esclusa dalle cdc A051 e A043/50 per via di un numero di errori maggiore a quello consentito.
Nel contempo – fermo restando che la matematica sia scienza del vero – so di aver numericamente raggiunto il minimo richiesto per la cdc 052, che alla fin fine è il mio ambito di studio e, a rigor di logica, l’hoc in votis.

Dopo le prove e già cosciente dei risultati, ho aderito ai documenti di segnalazione di errori promossi dai miei colleghi e ho deciso di redigere la presente per un impulso che credo risponda al naturale bisogno dell’intelligere umano.

Seppure fossero date per buone – causa vizi di forma o errore oggettivo – le domande da più parti e da più persone segnalate nei diversi test, la mia situazione personale non cambierebbe: sarei infatti ugualmente sia esclusa dalle cdc A051 e A043/050 e sia ammessa alle successive prove della cdc A052.
Vi scrivo quindi per soddisfare un bisogno umano, sfogare la mia indignazione e manifestare la mia delusione nei confronti del sistema e di chi, in esso, dovrebbe rappresentarmi.

Quella del TFA è stata l’ennesima farsa, l’ultima pantomima di cui, nostro malgrado, siamo stati protagonisti noi precari.
Ogni anno, a settembre, si riaccende (per poi rispegnersi poco dopo), la polemica dei quiz di accesso a facoltà come Medicina e Chirurgia. Ogni anno, in questa circostanza, sento dire ed io stessa affermo che i test di accesso sono INCOSTITUZIONALI (giacché premiano non necessariamente la preparazione dei candidati ma anche la loro fortuna) e che nessuno ha il diritto di impedire ad un altro di scegliere ed iniziare un percorso di studi.
Tuttavia, i test di Medicina (a cui – per esperienza diretta – so che prendono parte tantissime persone) non rispondono a nessun numero minimo di domande: l’accesso presso ciascuna università è vincolato alla sola graduatoria interna che va ad ammettere i candidati in base al loro posizionamento in essa.
Perché, quindi, pur usando lo stesso sistema (incostituzionale) dei test, alle selezioni del TFA è stato aggiunto il disumano minimum di 42/60?
Quando ho letto per la prima volta il bando di concorso ammetto d’aver pensato che, per materie che conosco dall’età di 6 anni e che da più di dieci anni sono oggetto quotidiano dei miei studi, un totale di 18 errori possibili fosse davvero più che ragionevole se non esagerato.
Ho poi compreso a mie spese che quel minimum era la chiave di volta dell’intera faccenda: le domande abbracciavano argomenti che in 20 anni di studi (includo il mio percorso scolastico e la mia carriera universitaria) non ho MAI avuto occasione di incontrare. Parlo di Meneghello, di Luzi, di Michelstaedter, etc etc
Ancora. Come si può non entrare in crisi di fronte a domande di storia che prevedono come possibili risposte quattro date dal punto di vista cronologico immediatamente successive (come esempio, il famosissimo Trattato di Portsmouth firmato nel 1904 o 1905 o 1906 o 1907?).
E non solo. Come potrebbe, anche uno specialista, dedurre da appena un paio di versi l’autore e l’opera degli stessi?
E’ stato umiliante, sì, umiliante ritrovarsi di fronte a domande che non volevano misurare il mio livello di preparazione ma essere un legale impedimento alla possibilità di proseguire sulla lunga ed accidentata strada per l’insegnamento.

La presente quindi non è una bolla per una crociata né vuole essere una denuncia di alcuna sorta, è solo la constatazione di una persona offesa che, signori, portata a termine la sua parte nella vostra pantomima esce di scena con un inchino.

Mirabella Eclano, 29 luglio 2012

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finalmente qualcosa cambia: un CENTRO di ricerca.

Finalmente le nostre previsioni hanno avuto esito positivo! habemus CNR!

tagliare soldi=tagliare poltrone=tagliare amministrativi

tagliare soldi=tagliare poltrone=tagliare amministrativi

Tutte le fonti (ministeriali e non) si sono rivelate corrette e il cannibalismo di enti prospettato negli accorpamenti è stato soppiantato da una più lungimirante e pragmatica soppressione.

Era ora che qualcuno desse il benservito ai nostri grassi e grossi consigli di amministrazione potando alla potatura della stragrande maggioranza dei rami amministrativi veri buchi neri della ricerca italiana.

Ricordando che comunque i paduli conoscono una sola strada e che che questa strada passa inesorabilmente per i fondo schiena dei precari (di qualsivoglia ente), facciamo un copia ed incolla dei principali punti della riforma… anche se non bisogna chiamarla riforma!

Ora ricordiamo a tutti nostri valenti superiori che, per salvare i singoli enti (e le loro poltrone), ci verranno a chiedere di firmare mails di protesta, di fare manifestazioni e/o di salire sui tetti, che la colpa di tutto quello che accade non è della crisi o di un numero debito/pil o dello spread sui titoli di stato… MA SOLO LORO! Si ricordino che se decidono di arrampicarsi sui tetti per avere più risalto mediatico dovranno anche ricordare di stare “molto attenti” poiché con il vento di turnover bloccato che gira, un dirigente di ricerca caduto dal tetto apre molte più possibilità ai giovani precari di qualsiasi concorso, riforma e ristrutturazione passata, presente e futura!

»A due giorni dalla pubblicazione di questo articolo la bufera non si è ancora placata e si susseguono iniziative di greggi di pecore assieme ai loro aguzzini atti a mantenere lo status-quo inalterato. Alcuni presidenti spediscono lettere aperte ai dipendenti invogliandoli ad “agire” nel modo più pittoresco e prolifico ritengano… aggiungiamo noi: PER MANTENERE LE LORO POLTRONE… Si rincorrono articoli, smentite e catastrofismi più disparati ma il punto da analizzare è il seguente: «PERCHE’ RIFORMARE DEGLI ENTI DI RICERCA DOVREBBE TANTO COLPIRE NELL’ INTIMO LA COMUNITA’ SCIENTIFICA ITALIANA? FORSE FORSE CHI DIFENDERA’ E SPALLEGGERA’ GLI ATTUALI DIRIGENTI SI POTRA’ CHIEDERE QUALCOSA? UN INCARICO, UNA POLTRONA, UNA INDENNITA’? O QUALCHE ALTRO PRECARIO DA SCHIAVIZZARE DA FAR LAVORARE AL POSTO PROPRIO?»

Innumerevoli rivendicazioni contengono la frase “in mancanza di chiarezza” ma se manca la chiarezza e non si comprende l’ impatto di una riforma, allora perché bocciarla? perché viene dall’ alto? Noi siamo dell’ IDEA che la comunità scientifica italiana indifferentemente dall’ area di ricerca a cui afferisce, predica bene e razzola male… ogni chiacchiera porta sempre nella stessa direzione: ‘STO PRIVILEGIO NUN S’HA DA TOCCARE!” ed allora rimaniamo delle nostre idee, GOVERNO MONTI: NON TI CALARE LE BRAGHE DI FRONTE ALL’ENNESIMA LOBBY… TAGLIA LA TESTA AL TORO E TAGLIA TUTTI I CDA, TUTTI I PRESIDENTI E TUTTI I DIRIGENTI DI RICERCA ED AMMINISTRATIVI, FAI I CONTI DI QUANTO CI GUADAGNI ED ASSUMI NUOVI RICERCATORI GRAZIE A QUESTO RISPARMIO… ATTENDIAMO FIDUCIOSI.

ECCO LA BOZZA DELLA RIFORMA (ancora BOZZA?):

1. Al fine di assicurare la piena integrazione e il coordinamento unitario dell’attività di ricerca del Paese, il sistema della ricerca è organizzato in:

a) Centro nazionale delle ricerche (CNR; di seguito, Centro), di cui ai seguenti commi;
b) Agenzia per il trasferimento tecnologico, di cui all’articolo 2;
c) Agenzia per il finanziamento della ricerca, di cui all’articolo 3.

2. È istituito, con sede in Roma, il Centro nazionale delle ricerche (Cnr), che svolge il ruolo di coordinamento e di rappresentanza unitaria in materia di ricerca dei seguenti enti.

3. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto nazionale di astrofisica, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, l’Istituto nazionale di ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, l’Istituto italiano di studi germanici, l’Istituto nazionale di alta matematica, il Museo storico della fisica, il Centro di studi e ricerche “Enrico Fermi” nonché l’Istituto per lo sviluppo e la formazione professionale dei lavoratori, di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419, sono soppressi e i relativi organi statutari decadono.

4.Le funzioni e i compiti in materia di ricerca attribuite agli enti di cui al comma 3 dalla normativa vigente e le inerenti risorse umane, strumentali e finanziarie, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché i beni mobili e immobili di proprietà degli enti soppressi sono trasferiti, senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione, neppure giudiziale, al Centro, nei termini di cui al comma 5.

5.Gli organi statutari ordinari e straordinari degli enti di cui al comma 3, ciascuno per le rispettive competenze, assicurano la gestione ordinaria degli enti soppressi fino a novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, predisponendo e deliberando un’analitica relazione sulla gestione riferita al periodo dal 1° gennaio 2012 all’entrata in vigore della presente legge e una relazione sulla gestione ordinaria di chiusura per gli effetti del presente articolo, nonché un’ analitica rappresentazione della consistenza patrimoniale da trasferire, che dovrà essere sottoposta al consiglio di amministrazione del Centro per le conseguenti deliberazioni. Ai componenti degli organi degli enti soppressi i compensi, indennità o altri emolumenti comunque denominati a loro spettanti sono corrisposti fino alla data di adozione della deliberazione della relazione di cui al periodo precedente e, comunque, non oltre novanta giorni dalla data di soppressione.

7. Con decreti di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, da adottare entro 90 giorni dalla data dì entrata in vigore della presente legge, sono dettate particolari disposizioni con riferimento alle risorse umane e al trattamento economico e contrattuale che ne consegue secondo i seguenti criteri:

a)le dotazioni organiche del Centro possono essere incrementate entro il limite di un numero pari alle unità di personale di ruolo trasferite, in servizio presso gli enti soppressi;

b)in attesa della definizione dei comparti di contrattazione in applicazione del!’ articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, al personale transitato continua ad applicarsi il trattamento giuridico ed economico previsto dalla contrattazione collettiva del comparto enti ricerca e dell’ area VII;

c)i dipendenti a tempo indeterminato sono inquadrati nei ruoli del Cnr sulla base di apposita tabella di corrispondenza approvata con uno dei decreti di natura non regolamentare di cui al presente comma. 11 Centro provvede conseguentemente a rimodulare o a ridetenninare le proprie dotazioni organiche nei limiti di cui di cui alla precedente lettera a);

d)i dipendenti trasferiti mantengono il trattamento economico fondamentale e accessorio, limitatamente alle voci fisse e continuative, corrisposto al momento dell’inquadramento; nel caso in cui tale trattamento risulti pin elevato rispetto a quello previsto per il personale del Centro, e attribuito per la differenza un assegno ad personam riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti;

e)per i restanti rapporti di lavoro it Centro subentra nella titolarità degli stessi, fatta eccezione per i contratti di diritto privato stipulati per le funzioni apicali, the si intendono recesso;

f)per lo svolgimento delle funzioni attribuite, it Centro può altresì avvalersi di personale comandato nel limite massimo delle unita previste dalle specifiche disposizioni di cui alle leggi istitutive degli enti soppressi;

g)il personale attualmente in servizio in posizione di comando presso gli enti soppressi può optare per il transito alle dipendenze del Centro. Il transito e effettuato, previo interpello, con valutazione comparativa della qualificazione professionale posseduta nonché dell’esperienza maturata nel settore dell’innovazione tecnologica, dell’anzianità di servizio negli enti soppressi e dei titoli di studio. Il personale comandato non transitato al Centro ritorna alle amministrazioni o agli enti di appartenenza.

8. Il Centro predispone annualmente il documento di vision strategica unitario della ricerca, in coerenza con quanto già previsto dal decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, ai fini della ripartizione del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (FOE).

9. Sono organi del Centro:

a)il presidente;
b)il consiglio di amministrazione;
c)il collegio dei revisori.

10. Il presidente e il legale rappresentante del Centro e presiede it consiglio di amministrazione.

11. I1 consiglio e formato dal presidente e da quattro componenti scelti tra persone di indiscussa moralità e indipendenza e di elevata e comprovata qualificazione scientifica professionale, nominati, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’universita e della ricerca.

12. I consiglieri restano in carica quattro anni, con possibility di rinnovo per un ulteriore mandato. Gli emolumenti connessi alla carica sono fissati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’universita e della ricerca, in conformità alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 gennaio 2001.

13. Il consiglio provvede all’elaborazione dello statuto del Centro da sottoporre, entro 60 giorni dalla nomina, all’approvazione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

14. Lo statuto specifica i compiti e le funzioni del Centro, prevedendone l’organizzazione e l’emanazione dei regolamenti del personale e di amministrazione, contabilità e finanza e salvaguardando la peculiarità delle attività di ricerca degli enti soppressi anche attraverso mantenimento dei relativi consigli scientifici e delle rispettive denominazioni.

15. Il collegio dei revisori, nominato con decreto del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, composto da tre membri, di cui uno, con funzioni di presidente, designato dal Ministro dell’economia e delle finanze.

16. Ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è istituita, con sede legale in Roma, l’Agenzia per il trasferimento tecnologico, che opera con piena autonomia e indipendenza e fornisce dati al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, esclusivamente in forma aggregata.

17. L’Agenzia per il trasferimento tecnologico ha lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico e produttivo del Paese e l’alta formazione tecnologica, anche attraverso il coordinamento unico dei risultati della ricerca svolto dal Centro, di cui all’articolo 1. Dall’entrata in vigore della presente legge le funzioni e i compiti svolte dal centro e dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), di cui all’articolo 37 della legge 23 luglio 2009, n. 99, in materia di nuove tecnologie e trasferimento tecnologico, l’energia e l’ambiente, e le relative funzioni, le inerenti risorse umane, strumentali e finanziarie, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché i beni mobili e immobili di proprietà dell’ente sono trasferiti, senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione, neppure giudiziale, all’Agenzia.

18. Con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono dettate particolari disposizioni attuative del presente articolo.

19 Il Centro collabora con l’Agenzia per il raggiungimento dello scopo cui al presente articolo, stipulando apposite convenzioni.

20. L’Agenzia ha personalità giuridica di diritto pubblico e opera sulla base di principi di autonomia organizzativa, finanziaria e contabile, oltre che di trasparenza e di economicità. Per quanto non previsto dalla presente legge, all’Agenzia si applicano gli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.

21. L’Agenzia trasmette annualmente al Parlamento e al Governo una relazione sulla propria attività.

22. Sono organi dell’Agenzia:

a)il direttore generale;
b)il comitato di indirizzo;
c)il collegio dei revisori dei conti.

23. Il direttore generale è il legale rappresentante dell’Agenzia, la dirige e ne è responsabile. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previo avviso pubblico, nomina il direttore generale tra persone di particolare e comprovata qualificazione professionale.

24. Il comitato è composto da tre consiglieri scelti tra persone di indiscussa moralità ed indipendenza oltre che di elevata qualificazione scientifica professionale in campo trasferimento tecnologico, nominati, entro 30 giorni dalla entrate in vigore della presente legge, con decreto del Presidente della Repubblica, previa delibera del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

25. I consiglieri restano in carica quattro anni, con possibilità di rinnovo per un ulteriore mandato. Gli emolumenti connessi alla carica sono fissati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con it Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.

26. II comitato elabora lo statuto dell’Agenzia da sottoporre, entro 60 giorni dalla nomina, alla approvazione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

27. Il collegio dei revisori, nominato con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, e composto da tre membri di cui uno, con funzioni di presidente, e designato dal Ministro dell’economia e delle finanze.

28. Lo statuto specifica i compiti e le funzioni dell’Agenzia e prevede l’organizzazione e l’emanazione dei regolamenti del personale e quelli per l’amministrazione, contabilità e finanza.

29. Per la fase transitoria di attuazione del presente articolo e comunque fino alla piena operatività del direttore, il Centro assicura il rispetto degli adempimenti in scadenza, la prosecuzione dei programmi avviati e la gestione ordinaria delle attività degli enti soppressi, di cui all’ articolo 1.

30. Le attività di ricerca dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) di cui all’articolo 28 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla Legge 6 agosto 2008, n. 133, il relativo personale, i beni strumentali e i fondi destinati a tali attività sono trasferiti all’Agenzia per il trasferimento tecnologico della ricerca. Con decreti di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, it Ministro dell’economia e delle finanze e con it Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono dettate particolari disposizioni attuative del presente comma.

31. Ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è istituita, con sede legale in Roma, l’Agenzia per il finanziamento della ricerca europea e internazionale, che opera con piena autonomia e indipendenza e fornisce dati al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, esclusivamente in forma aggregata.

32. L’Agenzia per il finanziamento della ricerca ha lo scopo di coordinare il finanziamento dei programmi di ricerca al fine di assicurare maggiore efficacia ed economicità nell’utilizzazione delle risorse finanziarie disponibili e di garantire un adeguato monitoraggio e sfruttamento dei risultati. Con l’entrata in vigore della presente legge l’Agenzia spaziale italiana (ASI) di cui al decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128 è soppressa e le relative funzioni, le inerenti risorse umane, strumentali e finanziarie, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché i beni mobili e immobili di proprietà dell’ASI sono trasferiti, senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione, neppure giudiziale, all’Agenzia.

33. Con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono dettate particolari disposizioni attuative del presente articolo.

34. Il Centro di cui all’articolo 1 collabora con l’Agenzia per il raggiungimento dello scopo cui al presente articolo, stipulando apposite convenzioni.

35. L’Agenzia ha personalità giuridica di diritto pubblico e opera sulla base di principi di autonomia organizzativa, finanziaria e contabile, oltre che di trasparenza e di economicità. Per quanto non previsto dalla presente legge, all’Agenzia si applicano gli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.

36. L’Agenzia trasmette annualmente al Parlamento e al Governo una relazione sulla propria attività.

37. Sono organi dell’Agenzia:

a)il direttore generale;
b)il comitato di indirizzo;
c)il collegio dei revisori dei conti.

38. Il direttore generale è il legale rappresentante dell’Agenzia, la dirige e ne è responsabile. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, il Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previo avviso pubblico, nomina il direttore generale tra persone di particolare e comprovata qualificazione professionale.

39. Il comitato è composto da tre consiglieri scelti tra persone di indiscussa moralità ed indipendenza oltre che di elevata qualificazione scientifica professionale in campo trasferimento tecnologico, nominati, entro 30 giorni dalla entrate in vigore della presente legge, con decreto del Presidente della Repubblica, previa delibera del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

40. I consiglieri restano in carica quattro anni, con possibilità di rinnovo per un ulteriore mandato. Gli emolumenti connessi alla carica sono fissati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.

41. II comitato elabora lo statuto dell’Agenzia da sottoporre, entro 60 giorni dalla nomina, all’approvazione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

42. Il collegio dei revisori, nominato con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, e composto da tre membri di cui uno, con funzioni di presidente, e designato dal Ministro dell’economia e delle finanze.

43. Lo statuto specifica i compiti e le funzioni dell’Agenzia e prevede l’organizzazione e l’emanazione dei regolamenti del personale e quelli per l’amministrazione, contabilità e finanza.

44. Per la fase transitoria di attuazione del presente articolo e comunque fino alla piena operatività dei direttori, il Centro di cui al comma 1 assicura il rispetto degli adempimenti in scadenza, la prosecuzione dei programmi avviati e la gestione ordinaria delle attività degli enti soppressi, di cui all’articolo 1.

45. Il Centro di cui all’articolo 1, quale successore del Consiglio nazionale delle ricerche nella partecipazione al Consorzio per l’Area science park di Trieste, è autorizzato, previa valutazione di coerenza dei programmi e delle attività del Consorzio con il programma nazionale della ricerca e con le direttive del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, a destinare annualmente il proprio contributo ai sensi del punto 3) dell’articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978,n 102.

46. Al decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978, n. 102, sono apportate le seguenti modificazioni:

a)all’articolo 12, sono abrogati i commi 3 e 4
b)all’articolo 15, comma 1, il punto 1 è sostituito dal seguente: “1) contributi dello Stato;’
l’articolo 16 è sostituito dal seguente articolo: “16. Lo statuto e le sue modifiche sono approvate con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta dei soci.”.

47. Per gli organismi, le society ed i consorzi a totale o prevalente partecipazione degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’universitd e della ricerca, costituite con leggi o disposizioni statutarie, i1 Ministro dell’istruzione, dell’universita e della ricerca d’intesa con it Ministero dell’economia e delle finanze, e autorizzato ad adottare entro it 31 dicembre 2012, uno o piu decreti, allo scopo di otthnizzare e razionalizzare le attivita svolte da tali soggetti nel settore della ricerca e provvedere a disciplinare le forme di partecipazione pubblica, l’organizzazione ed it loro funzionamento, anche al fine di realizzare economie di spesa.

48. Dall’applicazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

49. Il personale pubblico incaricato presso organi di vertice degli enti pubblici di ricerca può essere collocato in aspettativa, fuori ruolo o comando ai sensi dell’articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. I criteri e le modalità di determinazione e corresponsione degli emolumenti, le indennità di carica e ogni altra corresponsione per la carica agli organi e ai direttori generali degli enti, sono fissati con decreto avente natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.

50. Ai fini del completamento del processo di autonomia e di efficienza nella gestione degli enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, già avviato con il decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 3, legge 23 agosto 1988, n. 400, sono definite norme per la disciplina del personale dipendente degli enti pubblici di ricerca con riferimento al trattamento economico, alla contrattualizzazione, al reclutamento nonché alle diverse modalità organizzative dei tempi e dei luoghi di lavoro.

51. E’ istituita l’abilitazione scientifica nazionale the costituisce requisito necessario per l’accesso al ruolo dei ricercatori degli enti pubblici di ricerca. Con decreto del Presidente della Repubblica ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono disciplinate le modalità di espletamento delle procedure finalizzate al conseguimento dell’abilitazione nonché di chiamata dei ricercatori da parte degli enti.

52. Il regolamento di cui al comma 2 è adottato nel rispetto dei criteri, in quanto compatibili, di cui all’articolo 16, comma 3, della legge 30 dicembre 2010, n. 240.

1. I soggetti di cui ai commi da 1 a 46 partecipano alla ripartizione del Fondo di cui all’articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204.

2. Al decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204 sono apportate le seguenti modificazioni:

a)all’articolo 2, comma 1, la lettera b) è sostituita dalla seguente: “b) approva il PNR e gli aggiornamenti annuali, previo parere delle commissioni parlamentari competenti per materia, delibera in ordine all’utilizzo del Fondo speciale e valuta periodicamente l’attuazione del PNR;”;
b)all’articolo 7, il comma 2 è sostituito dal seguente comma: “2. Il Fondo di cui al comma 1 è ripartito annualmente tra gli enti e le agenzie finanziati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca con decreti di natura non regolamentare del Ministro, comprensivi di indicazioni per i due anni successivi. Nelle more del perfezionamento dei predetti decreti e al fine di assicurare l’ordinata prosecuzione delle attività, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca è autorizzato a erogare acconti agli enti e istituzioni sulla base delle previsioni contenute negli schemi dei medesimi decreti, nonché dei contributi assegnati come competenza nel precedente anno.”.

3. Al decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 2 è soppresso il comma 2;
b) all’articolo 5, il comma 3 è sostituito dal seguente: “3. Per il perseguimento delle finalità di coordinamento ed armonizzazione di cui al comma 2, il Ministero, tenuto conto degli obiettivi del Programma nazionale della ricerca ed in funzione della elaborazione di nuovi indirizzi, svolge una specifica funzione di preventiva valutazione comparativa e di indirizzo strategico. A tale fine il Ministero può avvalersi del supporto, anche individuale, di dipendenti di enti di ricerca e università, anche in forma di comando, sulla base di apposite intese con le amministrazioni di appartenenza.”,
c) all’articolo 7:
1)il comma 1 è sostituito dal seguente: “Gli statuti e i regolamenti di amministrazione, finanza e contabilità, e del personale degli enti di ricerca sono formulati e adottati dai competenti organi deliberativi dei singoli enti, previo parere di legittimità del collegio dei revisori e approvati dal Ministero, che ne esercita il controllo di merito.”;

2)il comma 2 è soppresso;

3)il comma 3 è sostituito dal seguente: “3. L’approvazione da parte del Ministero degli statuti e regolamenti, avviene entro sessanta giorni dalla ricezione dei medesimi. Decorso tale termine in assenza di formali osservazioni, gli statuti ed i regolamenti si intendono approvati e divengono efficaci. Lo stesso procedimento si applica anche per le successive modificazioni.”;
d) l’articolo 10 è sostituito dal seguente: “10. Gli statuti degli enti di ricerca prevedono la costituzione e composizione di consigli scientifici o tecnico-scientifici, in un numero massimo di sette compreso il presidente dell’ente che svolge funzioni presidente del consiglio, ed indicano analiticamente i casi e le modalità di esercizio delle funzioni consultive in materia di proposte e pareri sui documenti di pianificazione e di visione strategica, nonché valorizzano il ruolo, anche nell’ottica di misure volte a favorire la dimensione europea e internazionale della ricerca, incentivando la cooperazione scientifica e tecnica con istituzioni ed enti di altri Paesi, nonché l’introduzione di misure volte a favorire la collaborazione con le attività delle Regioni in materia di ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi. Due dei components di ciascun consiglio di cui al comma 1 sono individuati dal Comitato nazionale dei garanti della ricerca (CNGR), di cui all’articolo 21 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, gli altri quattro previo esperimento di forme di consultazione della comunita scientifica ed economica, appositamente previste dagli statuti.”.

4. Dall’attuazione delle disposizioni del presente titolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

La ministra Squillo…

vauro - fornero

vauro – vs – fornero

ROMA – “Vergognosa”, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, definisce così la vignetta di Vauro, pubblicata sul quotidiano il Manifesto.”Trovo vergognosa la vignetta di Vauro su Il Manifesto. Denota il persistente maschilismo volgare e inaccettabile da parte di alcuni uomini”. Il ministro ha commentato il disegno, arrivando ad un convegno promosso dal Cnel.

Il ministro Fornero ha voluto commentare la vignetta satirica di Vauro affermando: “sono insulti che io respingo al mittente”. Nella vignetta Fornero viene definita ‘il ministro squillo’ in attesa appunto della telefonata di Marchionne.

da repubblica.it

Non ci accostiamo ad una satira così sarcastica sulla nostra ministra lacrime di coccodrillo fornetto… ma ricordiamo che siamo una generazione di precari e stiamo aspettando che la nostra cara madonnina di civitavecchia si svegli e faccia quello per cui è stata designata come tecnico dal capo del governo bagnasco: cioé la grande esperta del mondo del lavoro chiamata a risolvere il problema del lavoro e non ad affossare altre due generazioni di precari.

In attesa che  il telefono squilli raccomandiamo l’ ascolto di questo brano La Madonnina Ha Pianto

 

 

la spending review: thrones & benefit exchanges

…quante poltrone e quanti favori ha dovuto negare il supertecnico… per toccare l’ intoccabile?!

Alleghiamo la prima bozza della spending review che allarma i vertici degli enti di ricerca poiché mette in discussione le indennità, gli stipendi, le progressioni di carriera e le poltrone dei massimi dirigenti.

E’ in corso d’opera una attenta negoziazione sulla possibilità di effettuare accorpamenti mirati e pilotati (+/- come il default greco) in modo da salvare le poltrone dei massimi dirigenti, che, altrimenti, si vedrebbero in quattro e quattr’otto derubricati a semplici dipendenti di un ente che non gli appartiene (e/o esuberi della PA). Ma a nessuno è mai passato per la mente che la colpa di tutto questo sia principalmente loro?

LINK→SpendingReview_bozza

Il vero nodo da sbrogliare è capire se c’è un accorpamento o una soppressione degli enti.

  • INDAM, Anton Dohrn, Istituto di Studi Germanici e INRIM soppressi e dipendenti transitati al CNR (comparto ricerca)
  • INAF e Centro Fermi soppressi e dipendenti transitati all’INFN (comparto ricerca)
  • OGS soppressi e dipendenti transitati all’INGV (comparto ricerca)

Nel caso degli accorpamenti sopravvivono tutti anche i dirigenti (e progetti di ricerca); l’ organico complessivo viene dato dalla somma delle due (o più) piante organiche (quindi nel caso della diminuzione da decreto della pianta organica del 10-20% non vi sarebbero esuberi veri e propri, poiché i piccoli enti sono spesso in attivo con molte posizioni libere in organico —es. INAF ha circa 100 posizioni libere—).

Nel caso di soppressioni e reinquadramento del personale attivo in enti + grandi, allora le amministrazioni ed i dirigenti degli enti soppressi potrebbero non trovare posto nel nuovo ente sopratutto perché gli eventuali organici in attivo verrebbero cancellati ed il nuovo organico verrebbe composto dai soli dipendenti attivi, che si andrebbero a sommare alla pianta organica dell’ ente che li accoglie: di questo nuovo (grande) ente viene previsto il taglio del 10-20% della pianta organica da decreto e, di conseguenza, sono previsti esuberi → prepensionamenti (o esodi) → amministrativi (degli enti soppressi) in mobilità.

Dalla bozza la seconda eventualità è molto più probabile anche perché la riforma non è a costo zero, come avvenuto nei passati accorpamenti, ma deve risultare in attivo di bilancio e risparmiare su personale e sulla dislocazione delle sedi distaccate, remote e con poco personale appare l’ unica possibilità per raccimolare qualche denaro pubblico.

Sul tavolo i vari presidenti stanno mettendo le loro poltrone e, verosimilmente, la promessa di NON concludere i concorsi in itinere, cosa che farebbe risparmiare agli enti in via di soppressione giust’appunto le poltrone e gli stipendi dei dirigenti in questione… questo significa una sola cosa: precari abbiamo scherzato con i concorsi mettetevi il cuore in pace perché la precedenza ce l’ abbiamo noi…!

Non crediamo che stavolta qualcuno possa salire sui tetti a difendere le posizioni di prestigio dei propri aguzzini come invece è già tristemente accaduto in passato (vedi sindrome di Stoccolma che attanaglia il precario quadratico medio!).

AGGIORNAMENTO:

http://www.palazzochigi.it/GovernoInforma/appoggio/comunicato.pdf

versione finale del decreto: dl_spending_review definitivo

Vediamo i punti rilevati per il pubblico impiego in generale e per gli enti di ricerca in particolare:

  • Spese per beni e servizi: sono state individuate 72 categorie merceologiche per le quali la Pubblica Amministrazione non potrà spendere più della mediana (quando un’indicatore statistico va di moda…!) calcolata su tutte le amministrazioni  per, ad esempio, “le spese di cancelleria e quelle per i carburanti; il consumo di energia elettrica; le spese di pulizia e quelle postali, i buoni pasto, le spese per pubblicità, quelle per la somministrazione di pasti nelle scuole e ospedali. Per ciascuna di queste merceologie è stata confrontata la spesa di ciascuna amministrazione con quelle omologhe, prendendo in considerazione il numero di dipendenti e la popolazione residente“. Sarà interessante cosa succede all’INFN, ente di ricerca che costruisce ed opera apparati tecnologici dall’enorme consumo di energia elettrica, che rappresentano il cuore della sua attività, non certo qualche ettaro di lampadine a incandescenza lasciate accese anche di giorno…
  • Anche gli enti di ricerca, “fermo restando la riduzione degli organici da operare ai sensi del decreto legge 138 del 2011″, dovranno ridurre gli uffici dirigenziali (di livello generale e di livello non generale) e le relative dotazioni organiche, in misura “non inferiore al 20% di quelli esistenti”. “Devono inoltre procedere a una rideterminazione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale non inferiore al 10%”. Inoltre, dovranno procedere a una riorganizzazione attraverso:
    • il riordino delle competenze degli uffici e l’eliminazione delle duplicazioni
    • una riorganizzazione degli uffici periferici su base regionale o interregionale
    • una unificazione delle strutture con funzioni logistiche e strumentali (gestione del personale e dei servizi comuni)
  • Per il personale che, a valle della riduzione degli organici, risulterà in soprannumero, si aprono due strade:
    • risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che, in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’ultima riforma introdotta dal decreto legge n. 201 del 2011, avrebbero ottenuto la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014. Il trattamento di fine rapporto sarà corrisposto al momento della maturazione del diritto alla corresponsione
    • le regole ordinarie previste per la mobilità.
  • Altre misure di risparmio:
    • A partire dal 2013, un limite pari al 50% della spesa sostenuta per il 2011 da applicarsi all’acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio di autovetture, oltre che all’acquisto di buoni taxi.
    • divieto di attribuire incarichi di studio e consulenza a  soggetti, già appartenenti ai ruoli dell’amministrazione e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell’ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dell’incarico di studio o consulenza.
    • Abrogata la normativa in materia di vice dirigenza.
    • Per quanto riguarda il valore dei buoni pasto attribuiti al personale, anche  di qualifica dirigenziale, viene stabilito a 7 Euro il limite al valore nominale. Tutte le disposizioni normative e contrattuali più favorevoli cessano di avere applicazione a partire dal 1 ottobre 2012.
    • Le ferie e i riposi spettanti al personale, anche di qualifica dirigenziale, sono obbligatoriamente fruiti secondo quanto prevedono gli ordinamenti dell’amministrazione di appartenenza e in nessun caso danno diritto alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi. La violazione della norma comporta il recupero delle somme indebitamente erogate ed è fonte di responsabilità amministrativa e disciplinare per il dirigente responsabile.
    • Le amministrazioni dovranno stipulare convenzioni con il MEF per omogeneizzare il sistema di pagamento degli stipendi, oppure rinegoziare i contratti vigenti, con un abbattimento del costo del servizio non inferiore al 15%.
  • vincoli al turn over per il sistema universitario statale e per gli enti di ricerca: si prevede l’adeguamento alla normativa già in vigore preso le altre pubbliche amministrazioni, in materia di limitazione alle nuove assunzioni: 20% del personale cessato fino al 2014, che passa al 50% nel 2015 e al 100% a partire dal 2016.

Sono scomparse, infine, rispetto alla bozza di decreto circolata ieri, le soppressioni di Enti di Ricerca. C’è sicuramente da tirare un sospiro di sollievo in questo senso: sia per la brutalità con la quale venivano semplicemente cancellati con un tratto di penna interi enti di ricerca, anche molto importanti, facendone confluire personale e funzioni in modo da compromettere l’efficienza dell’intero sistema, sia perché si sottoponeva a un’ennesima riorganizzazione sostanzialmente l’intero settore,  bloccandolo probabilmente per molti mesi.

C’è tuttavia da mantenere molto alta l’attenzione su questo tema, evidentemente molto in voga presso qualche funzionario di qualche ministero, ricordando che riorganizzare e rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione è possibile, anche nel Comparto Ricerca, ma occorre coinvolgere, oltre evidentemente il Ministro dell’Università e della Ricerca, anche gli organi e il personale degli Enti coinvolti.

C’è inoltre da sollecitare il MEF a – finalmente – autorizzare i bandi e le assunzioni degli Enti Pubblici di Ricerca, fermi dall’inizio del 2012, che sono stati richiesti dalle amministrazioni comunque nel rispetto del limite del turnover vigente, in modo tale che non ci sia una manovra aggiuntiva, di blocco totale del turnover, introdotta in forma surrettizia e non attraverso le forme costituzionalmente previste.

Abbiamo evidenziato questo ultimo punto perché rappresenta il collo di bottiglia del reclutamento che può vanificare qualsiasi intenzione di reclutamento programmatico e vanificare concorsi e selezioni in itinere.

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A conferma che i nostri informatori sono “attendibili” vi rimandiamo all’ articolo pesce piccolo fa gola ai grandi (partorito ad aprile e pubblicato a maggio) in cui si prospettava esattamente lo stesso scenario con la stessa sequenza di cannibalismo pilotato da parte dei vari istituti… di cui l’ immagine seguente è molto rappresentativa.

sequenza di cannibalismo istituzionale prevista dalle nostre fonti ad aprile (resta fuori INGV perché nel frattempo tra terremoti e calamità naturali nessuno si sente di toccarlo).

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Terminiamo il resoconto con la considerazione che dopo l’ estate verrà affrontata la questione delle soppressioni frettolosamente rimossa dal decreto poiché si tratta di un tema da affrontare programmaticamente ed in maniera «meno sbrigativa e superficiale di come è stata partorita» come ci rivelano le nostre fonti. Starà ai relativi presidenti far valere le proprie ragioni e mettere sul piatto della bilancia qualcosa di diverso delle teste dei propri precari…

(magari un ritocco ai loro stipendi?)

approvato… siamo tutti subordinati…!

 

la fornetto… è ora di esodarla!

nuova_riforma_lavoro

Possiamo affermare abbastanza bene che questo testo, per quanto non ancora definitivo come si sono premurati bene dal ricordare, pone le basi per la fine dello schiavismo coatto, in particolar modo le collaborazioni a progetto (e quindi anche i contratti atipici finanziati da specifici progetti di ricerca) in MONOCOMMITTENZA sono a tutti gli effetti LAVORO SUBORDINATO!

Cade quindi il vincolo di descrivere ed articolare le prove di subordinazione da parte del ricorrente e diventa onere della prova da parte delle relative amministrazioni dimostrare che i lavoratori contrattisti NON svolgono le stesse mansioni dei colleghi strutturati.

riproponiamo alcuni topic:
« Salvo prova contraria a carico del committente, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del  rapporto, nel caso in cui l’attività del  collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente, fatte salve le prestazioni di elevata professionalità  che possono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più  rappresentative sul piano nazionale ».

ed ancora:
l’individuazione di  uno specifico progetto costituisce elemento  essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la  cui mancanza determina la costituzione di  un rapporto di lavoro subordinato a  tempo indeterminato.

ed ancora
Ai fini della determinazione del  diritto agli incentivi e della loro durata, si  cumulano i periodi in cui il lavoratore ha prestato l’attività in favore dello stesso soggetto, a titolo di lavoro subordinato o somministrato;

tutto il resto rimane uguale a qui.

Fonti:

– http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2012/06/riforma-lavoro.pdf

bisogna cambiare tutto perché tutto resti uguale!

In allegato il testo della proposta ANPRI sul tema del…
“Precariato e reclutamento di ricercatori e tecnologi negli EPR: riflessioni e proposte”
in cui si propongono possibili soluzioni al problema del precariato diverse dall' intervento di Goldrake e Jeeg Robot.

…gli enti di ricerca attendono la primavera ormai da anni immersi in un lungo ed interminabile inverno… l’ esplosione del precariato ne è solo una manifestazione sintomatica!

PrecariatoANPRI

In particolare ci riserviamo la possibilità di commentare in un secondo momento le affermazioni riportate poiché ogni volta che ci viene proposto un documento ufficiale dove c’è il riferimento alla carta europea dei ricercatori ci si accappona la pelle e ci viene da pensare che sotto sotto non si nasconda l’ ennesima caccia alle streghe… studi di fattibilità su progetti ed iniziative che poi vengono lasciati nel cassetto. tutto già visto e vissuto…!

Proposta di intervento legislativo sul reclutamento negli Enti di ricerca 

Nel recente accordo sulla riforma del pubblico impiego, firmato dai sindacati presso la Funzione Pubblica, si riconosce esplicitamente che la ricerca necessita di una normativa specifica, perché quella generale del pubblico impiego non è in molti punti compatibile con le esigenze del lavoro di ricerca. Nello stesso accordo si fa esplicita menzione della cosiddetta “tenure track” come nuovo strumento per l’accesso all’impiego nella ricerca. L’ANPRI ritiene che a questi punti vada data rapida attuazione, nell’ambito di un modello coerente del sistema ricerca.
Va innanzitutto chiarito il senso profondamente diverso che ha il lavoro a tempo determinato nella ricerca, rispetto a qualsiasi altro ufficio pubblico. Come noto, infatti, nel pubblico impiego il lavoro a tempo determinato, o “a progetto”, o “flessibile”, riveste carattere di eccezionalità ed è legato a specifiche esigenze di servizio non altrimenti risolvibili. E per questo, quando un precario viene trattenuto presso la stessa amministrazione troppo a lungo, è giusto chiedersi se l’attività che svolge non sia diventata ormai costitutiva, perdendo i caratteri di eccezionalità, e quindi configurando la necessità di stabilizzarlo.
Al contrario nel mondo della ricerca è estremamente importante avere una quota di personale che si avvicenda per periodi limitati: ad esempio giovani che lavorano nella ricerca dopo la laurea per poi rivolgersi al mondo produttivo o a istituzioni straniere, ricercatori stranieri che passano un periodo in Italia portando e ricevendo competenze, docenti che dedicano un periodo alla sola ricerca, o tecnologi che svolgono un’esperienza professionale nella ricerca. Tale lavoro “precario” o “a tempo determinato” dura in genere pochi anni e non ha carattere eccezionale, ma è costitutivo, insito nella logica della ricerca, che per sua natura ha bisogno di mobilità e nuovi stimoli.Diversi sono invece quei contratti di ricerca pensati fin dall’inizio per reclutare ricercatori a tempo indeterminato dopo un adeguato periodo di crescita professionale, appunto la “tenure track”. Tali contratti sono in numero limitato, programmato dalle capacità assunzionali delle istituzioni e con accesso attraverso selezione. Chi accede sa che entro un tempo, definito in partenza, avrà una conferma a tempo indeterminato oppure un ultimo periodo di contratto.

Sulla base di questa impostazione, l’ANPRI propone un intervento legislativo specifico per il lavoro negli EPR che:

  1. Definisca le figure professionali che operano negli EPR, con diritti e doveri, applicando la  Carta Europea dei Ricercatori e armonizzandole alle figure operanti in ambito universitario per rendere concreta la mobilità nel sistema ricerca e, quindi, incrementarne l’efficacia.
  2. Stabilisca una cornice normativa omogenea per le assunzioni del personale di ricerca (ricercatori e tecnologi) negli EPR, sulla base della quale i singoli EPR definiranno i propri bandi. Questa dovrà basarsi sul: a) Riconoscimento agli EPR di piena autonomia nel conferimento di contratti a tempo determinato col limite esclusivo del tetto generale di spesa per il personale. b) Definizione di una nuova tipologia contrattuale sul modello del “tenure track”, esclusivamente per gli EPR. Tali contratti dovranno essere programmati annualmente in proporzione al numero di nuove posizioni in ruolo che si prevede di coprire nel medio periodo. L’accesso deve avvenire per concorso nazionale con cadenza annuale, nelle quali l’esperienza di ricerca acquisita presso istituzioni di ricerca italiane o straniere dovrà essere valutata per permettere anche il rientro di giovani ricercatori che lavorano all’estero. Un’anzianità di ricerca minima potrà anche essere richiesta come prerequisito per la partecipazione. Il periodo di “tenure” dopo il quale il contratto viene trasformato in tempo indeterminato potrà essere di 3-5 anni, con la garanzia di soli altri 2 anni di contratto a coloro che non dovessero passare la selezione. c) Creazione di un periodo transitorio durante il quale l’attuale eccesso di precariato di lunga data venga affrontato con procedure dedicate, non ripetibili a regime. Lo strumento più adeguato appare quello di procedure selettive riservate al personale già in possesso di una elevata anzianità di ricerca, per l’accesso a contratti di tipologia “tenure” nei quali l’anzianità pregressa sia riconosciuta ai fini del superamento del periodo iniziale. In altre parole, l’utilizzo delle tenure track in modo retroattivo.

Vero che l’ ANPRI segue le politiche di tutti gli enti di ricerca e che in linea di massima non tutti gli statuti ed i regolamenti del personale sono identici negli EPR, ma c’è da dire che la possibilità Tenure Track, più volte  richiamata come auspicabile, di fatto è già presente in quasi tutti gli enti di ricerca italiani vigilati dal MIUR. In pratica il CCNL afferma che i contratti a tempo determinato assegnati tramite le stesse modalità insite nei concorsi a tempo indeterminato, cioé assegnati per “Titoli ed Esami” (al plurale) prevede la possibilità di conversione a tempo indeterminato previo superamento di una ulteriore VERIFICA (non un esame) sull’ attività svolta a seguito dell’ entrata in ruolo come TD. Tale verifica può essere effettuata in qualsiasi momento a partire dal secondo anno di attività come TD e, sopratutto, a seguito di una pianificazione del personale in cui si verifichi la necessità di avere quella posizione/figura professionale a tempo indeterminato nella particolare struttura. Questa clausola contrattuale sui tenure track viene sistematicamente DISATTESA ed IGNORATA dai CDA degli EPR, poiché invece di verificare l’ attività svolta (ed eventualmente convertire a tempo indeterminato) si bandiscono nuove posizioni a concorso, di fatto sprecando denaro pubblico per le selezioni.

Quale è la ratio in tutto questo? semplice: convertire un tempo determinato in tempo indeterminato presuppone il riconoscimento dell’ anzianità di servizio, mentre bandire un concorso pubblico per la stessa posizione significa far entrare una nuova unità di personale (non importa se era la stessa detentrice del TD) ad anzianità zero… questo è vergognoso e i sindacati se veramente hanno a cuore i lavoratori dovrebbero denunciare questo andazzo e chiedere (anzi pretendere) LA TESTA di tutti coloro che, a tavolino , una volta al mese, si riuniscono e giocano a dadi con il futuro delle persone… delle loro famiglie e dell’ intera ricerca italiana!

 

siori e siore: ecco a voi i Laboratori NazioAnali!

Ecco una nuova saga di malaffare e malcostume nell’ amministrazione degli enti di ricerca… ed ancora una volta il protagonista di questo non-senso burocratico è l’ Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

Si è deciso di creare alcune (una o più) strutture, che tendano a coordinare ed unire la componente tecnologica degli attuali istituti dell’ INAF.

la ragione principale dell’ istituzione dei laboratori nazioanali dell’ INAF è l’ assoluta necessità di centralizzare i fondi dei progetti tecnologici in essere (e con essi il personale tecnologico) in modo da poter spartire le “poltrone” connesse alle posizioni di dirigenza degli stessi

Nella pratica si creerà una sovra-struttura centralizzata, in cui verrà espletato il coordinamento (centralizzato) dei vari progetti tecnologici attualmente in essere.

Perché tutto questo? Al di là della falsa retorica, una scelta del genere sta a simboleggiare la assoluta necessità di svincolare dalla mani dei tecnologi, che per loro natura sono degli **inefficienti cacciavitari**, tutti i fondi dei progetti tecnologici in essere in INAF; poca cosa direte voi, ma a questi progetti fanno anche parte la realizzazione di strumenti, telescopi e satelliti, alcuni dei quali altamente innovativi spesso a commesse europee, americane (e perché no militari)!

E quindi? una struttura centralizzata, che raggruppi le expertise di tanti valenti tecnologi fiore all’ occhiello di un istituto alla frutta, che permetta di non distoglierli dal vero lavoro e che si occupi SOLO di tutta quella serie di problemi connessi al corretto funzionamento burocratico dei progetti in questione.

Potremmo dire che il tutto è volto ad incasellare armoniosamente tutti quei progetti tecnologici (almeno quelli dove girano i veri soldi), con il giurassico ed ingessato schema originatosi dallo sviluppo incontrollato del carrozzone rappresentato dall’ amministrazione INAF.

Sicuramente un super-strato indispensabile se, per compiere questo passo, risulti  necessaria la creazione di nuovi posti in seno alla dirigenza INAF centrale (con lo spostamento e l’ assegnazione di poltrone utili al buon funzionamento di un carrarmato amministrativo senza precedenti).

Ma una cosa spesso sottovalutata è l’ assoluta necessità di svincolare formalmente (per ora non geograficamente) il personale dalle sedi periferiche indebolendone l’ organico e permettendo quindi le operazioni di accorpamento tanto care al nostro super-tecnico Bondi.

E’ stata istituita una commissione per definire l’ iter ed analizzare la fattibilità di tutta l’ operazione (la cosidetta commissione Capaccioli-De Julio-Zerbi). Tale commissione ha esacerbato un documento, che è stato proposto alla comunità scientifica. BOCCIATO!

Il Consiglio Scientifico (CS) dell’ INAF e i responsabili delle MacroAree coinvolte si sono assolutamente dimostrati negativi di fronte al documento (ed in generale rispetto a tale operazione) esprimento forti perplessità sulla reale fattibilità del tutto. Anche il Direttore Scientifico (Paolo Vettolani) ha mostrato fortissime perplessità. Il CDA INAF formalmente non aveva ancora approvato l’atto, e, nonostante questo dalla dirigenza centrale è partito il bando per la costituzione di questi laboratori nazioanali (nazionali).

Frettolosamente il CdA dell ‘INAF ha pubblicato la “Richiesta di Espressioni di Interesse per la costituzione di aggregazioni tematiche, finalizzata alla istituzione di Laboratori Nazionali dell’INAF (REdI-INAF-2012)”, in cui sono stati “acquisite” le valutazioni contrarie del CS e delle MacroAree, ma sono state totalmente by-passate.

Quindi riassumendo:

  • il parere della comunità scientifca è palesemente negativo, ma non conta!
  • i pareri favorevoli sono stati acquisiti, quelli contrari sono stati “acquisiti” (e cestinati)
  • la “sindrome del “cerchio magico” attanaglia anche il CDA INAF, nel quale alcuni membri di stampo scientifico, hanno velocemente cambiato faccia e si sono inglobati nell’ inconsistente classe dirigente autoreferenziale che rappresenta il VERO buco nero (tra l’ altro mai dettagliatamente studiato) dell’ astrofisica italiana (vedere figura a commento!).

Dove stà l’ inghippo? Chi deve accaparrarsi queste poltrone e, sopratutto, da dove viene l’ ordine per questa ennesima riforma a costo zero? E’ tutto fatto per il bene comune o per gli interessi particolari di qualcuno?

Riferimenti:

http://inafbreramontemario.blogspot.it/2012/05/laboratori-nazionali.html

http://inafbreramontemario.blogspot.it/2012/05/laboratori-nazionali-parte-2-di-n.html

http://inafbreramontemario.blogspot.it/2012/06/e-quindi-laboratori-nazionali-parte-iii.html

http://www.inaf.it/it/notizie-inaf/CommissionestudiostrutturenazionaliINAFRelazionefinale.pdf

http://www.inaf.it/it/notizie-inaf/il-resoconto-del-cda-del-3-maggio